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Exibart – La Sostenibilità Strutturale

La sostenibilitа strutturale di Chiara Antille (Exibart Gennaio-Marzo 2020) ESISTE UN REALE MADE IN ITALY CHE ATTENDE SOLO DI ESSERE RINTRACCIATO. PER ESEMPIO QUELLE DELLE SETTE AZIENDE DI CALZETTERIA DI BOTTICINO, IN PROVINCIA DI BRESCIA, CHE LO TSUNAMI DELLA DELOCALIZZAZIONE NON HA NEANCHE SFIORATO. VI RACCONTIAMO LA STORIA DI Dè PIO. >LEGGI ESTRATTO IN...

WSIMag – Trame eutopiche di una “a-matrice”

Trame eutopiche di una “a-matrice” 14 DICEMBRE 2019, MICHELE VENTURINI >LINK< Per l’artista bergamasca Patrizia Fratus il segno è valore di un processo identitario che si raccorda alla Storia ed al Mito che attraverso di esso si declama. Il gesto che lo genera diviene autore del significante che accosta ognuno di noi al tempo che lo ha preceduto sino al senso profondo dell’esserci nel ruolo di creature umane nel processo naturale dell’evolversi.   Negli spazi nuziali di colei che porta il nome del mito della tessitrice “Penelope” e che oggi è legato all’insegna dello stile internazionale nella moda di frontiera, nella città della Leonessa, approda la visione progettuale di questa significativa rappresentante dell’arte relazionale ed il suo pensiero sulla donna e sulla creatività come necessità di esprimersi nell’abbraccio al sociale attraverso grandi tableaux di maglia evocativi del ruolo di “Eva” nella storia. Non tanto il 15 dicembre o il luogo (Brescia) come start dell’azione, ma il significante che dal nome Penelope emerge portando alla penetrazione nell’universo di Fratus per un quesito spaziale nel telaio della polis tra patriarcato e matriarcato. La vicenda mitologica di Penelope e Ulisse ci viene narrata da Omero nell’Odissea; Ulisse, partito per la guerra di Troia, viene atteso per anni dalla fedele moglie, la quale, minacciata dai Proci, promette che avrebbe contratto un nuovo matrimonio solo al completamento del sudario per Laerte. Penelope però, simbolo d’astuzia e di fedeltà femminile, di notte disfa ogni volta la tela tessuta di giorno, in modo tale che il lavoro non abbia mai fine. L’obbiettivo è quello di non sposare un altro uomo e di aspettare, fedele, il ritorno...

8 marzo 2017: le parole tessono

Una società senza violenza la costruiamo a cominciare da noi. Le Parole Tessono: ognuno di noi costruisce il presente e con la coerenza tra cio che diciamo e facciamo di Patrizia Fratus, Artista relazionale  Otto marzo 1917 – otto marzo 2017. Cento anni di storia. Dieci anni prima, 1907 a Stoccarda, nell’ottavo congresso della Internazionale Socialista, arrivano sul tavolo della discussione «la questione femminile» e «la rivendicazione del voto alle donne». È del 1908 il primo «Woman Day» in America. Ma solo nel 1910 si chiese l’istituzione di una comune giornata dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne. Per alcuni anni le nazioni che vi aderirono fecero però coincidere la data con altre richieste politiche e sindacali. L’8 marzo 1917, le donne russe guidarono una grande manifestazione che chiedeva la fine della guerra. È da quella data che, il 4 giugno 1921, si fissò l’8 marzo come «Giornata Internazionale dell’Operaia», per le casalinghe ancora niente. In Italia venne introdotta nel 1922 come «Giornata Internazionale della Donna» riconoscendo il contributo attivo delle donne alle lotte sociali. È del 1977 la risoluzione 32/142 dell’Onu che propone a tutti i paesi membri di dichiarare un giorno dell’anno «Giornata delle Nazioni Unite per i Diritti delle Donne e per la Pace Internazionale», curioso connubio a ben vedere, quasi che solo i diritti delle donne non bastassero e comunque, le due cause perse del secolo scorso. Con questa risoluzione, l’Onu ha riconosciuto l’urgenza di porre fine alla discriminazione e il diritto delle donne ad una piena partecipazione alla vita civile e sociale. Ancora, non si erano e non si sono resi conto di quanto le...

«VivaVittoria» piace: Brescia esporta la formula a Verona e Cremona«VivaVittoria» piace: Brescia esporta la formula a Verona e Cremona

14/01/2017 | Corriere della Sera – LINK La formula verrà replicata a Cremona e Verona: stesse finalità sociali e stesse modalità Il filo rosso dell’arte è la strategia caratteristica del «femminile» da Arianna in poi. Arte relazionale, basta pronunciare queste due parole per veder passare negli occhi degli interlocutori un interrogativo, la ricerca dall’immagine corrispondente alle parole. Ora, per moltissime persone l’immagine che emerge è quella di VivaVittoria. La nostra meravigliosa Piazza Vittoria (Brescia) attraversata da un tratto di DNA coloratissimo, migliaia di cellule aggregate da un filo rosso. Anche se questa immagine è solo l’aspetto estetico figurativo rappresentativo di ciò che è avvenuto, l’evidenza è che, qualcosa che avrebbe potuto sembrare persino cacofonico nella molteplicità espressiva, intrisa del suo valore ha invece prodotto una bellezza evidente agli occhi di tutti, ha prodotto meraviglia. Giorno dopo giorno ho aggregato quattro persone, quattro 50×50, con un concetto di diversità come valore e il filo rosso che ho scelto di usare per unirle è il filo rosso dell’arte come della strategia del femminile da Arianna in poi. Il filo dell’arte relazionale, questa possibilità di costruire un Noi. Per raccontare una nuova storia, su quello straordinario libro della storia dell’arte e quindi dell’umanità, abbiamo cominciato, come ogni bambino, prima a disegnare che a scrivere, poi il disegno è diventato segno e tutte le forme che abbiamo potuto immaginare con una funzione nel nostro quotidiano. Il nostro corpo e la natura tutta ci dicono che tutto esiste in «funzione di», cessata la funzione tutto si atrofizza e cessa di esistere. Gli artisti, dalle caverne in poi, hanno avuto una loro funzione, dalla rappresentazione...

Brescia Oggi – Tavola Planetaria

«Tavola planetaria» per 800 commensali da Brescia Oggi, 8 Giugno 2015 ->link Il pranzo domenicale come momento di condivisione, cibo che si fa esperanto di comunità e strumento di socializzazione: questa l’idea alla base dei 400 metri di «Tavola planetaria» che ieri si è andata disegnando con i suoi circa 800 posti a sedere tra i corsi Cavour e Magenta. Filo conduttore i piatti preparati in casa, curiosità e voglia di stare insieme a fare da companatico. Il caldo insistente non ha scoraggiato i tantissimi commensali da città e provincia che si sono seduti lungo la ramificazione del desco: «Un’esplosione del primo tema di Brend: il convivio’, che si allunga così simbolicamente verso la città – ha spiegato la direttrice creativa del fuori Expo bresciano Francesca Bertoglio -, e che richiama al senso di socialità, vuole coinvolgere e comunicare». E DAVVERO da palazzo Martinengo Colleoni la lunga tavolata sembrava defluire per le strade come un invito aperto. «È significativo che attraversi e superi le porte della sede di Brend – ha osservato il vicesindaco del Comune di Brescia Laura Castelletti, che ha sostenuto con entusiasmo il progetto -. Il richiamo al tema dell’Expo milanese fluisce con continuità dalle sale dell’ex tribunale e continua per le strade. Il tutto seguendo il filo rosso di un’installazione artistica estemporanea che rappresenta la spirale del Dna: quello dei bresciani e della loro storia, ma anche di uomini e donne che s’incontrano, che si confrontano arricchendosi a vicenda». L’happening era affidato a Patrizia Fratus che, a partire dalle 11, ha decorato con un gruppo di collaboratori le candide tovaglie. Un po’ alla volta le volute...

LEADINGMYSELF – “L’uomo ha bisogno prima di immaginare e l’arte ha in questo una grande possibilità”

12 Marzo 2015 – LEADINGMYSELF BLOG Da sempre ho cercato di capire quale fosse il mio senso . Ad un certo punto mi sono letteralmente scoperta artista . A quel punto mi sono chiesta quale fosse il ruolo sociale dell’arte contemporanea, poiché l’arte è sempre stata anche un grande strumento di comunicazione e di proiezione della società. L’uomo ha bisogno prima di immaginare e l’arte ha in questo una grande possibilità. Nella mia ricerca ho incontrato Joseph Beuys e la sua visione di una scultura sociale , ho capito di cosa stava parlando . È successo così che il mio sentire e le mie intuizioni sono diventate una cosa sola e ho, con grande gioia trovato la strada . Il primo progetto l’ho realizzato in una casa di accoglienza di Brescia. Il pretesto e lo strumento materiale di condivisione è stato il mio passato di sarta unito al presente d’artista. La creatività è il capitale umano, non siamo nati per eseguire ma per creare, attraverso il fare diamo forma, non solo alle cose ma per naturale estensione alla nostra vita. Onestamente non mi sento coraggiosa ma solo consapevole, la scultura sociale non è solo auspicabile ma è una realtà alla quale gia apparteniamo inconsapevolmente, siamo soggetti assolutamente interdipendenti. Nel progetto al quale sto lavorando ora ho coinvolto non solo le donne delle case protette ma anche quelle del quartiere per far incrociare destini diversi e mai tanto distanti. L’ho chiamato P.I.L. , questa cosa che pare l’unico riferimento di valore proprio per parlare di quale sia il nostro valore. Io non credo che siano gli uomini a doverci riconoscere valore, dobbiamo prima riconoscercelo...