PAROLE e OPERE o INTENZIONI?
Progetto di Arte Relazionale
Non mi stancherò mai di ricordarci che, la violenza sulle donne è il più grande crimine contro l’umanità, che, la violenza sulle donne è una questione dell’intera umanità, che, le cose possono cambiare, oggi, cominciando da noi.
Questo progetto di arte relazionale nasce da una riflessione su quanto abbiamo espresso a proposito di diritti e quanto, a oggi, abbiamo saputo applicare.
Il documento dal quale partiamo è la carta dei diritti umani, redatto ormai quasi settanta anni fa, 1948, tre anni dopo la fine del secondo conflitto mondiale. Un gruppo di illuminati, dopo le barbarie della guerra, furono incaricati di individuare e proporre, in trenta articoli, le condizioni auspicabili per la tutela della dignità umana.
Leggendola ci rendiamo conto di quanto questo lavoro sia stato disatteso e, pur citandola continuamente, molto sia rimasto puramente intenzione.
Ancora una volta, come lo scorso anno con la Convenzione di Istanbul, ci troviamo davanti un documento meraviglioso, scritto con passione e lungimiranza, concreto nelle sue proposte ma anch’esso ancora inapplicato.
Queste le evidenze sorte, l’umanità ha saputo esprimere concettualmente quali sono i punti da raggiungere, ma ancora non li abbiamo portati nella nostra vita quotidiana e, la violenza sulle donne è possibile là dove non c’è rispetto per l’essere umano.
Sappiamo esprimere intenzioni, ma le azioni?
Questo il progetto proposto mesi fa all’assessora Roberta Morelli, per essere realizzato nelle scuole, progetto accolto e sostenuto.
Abbiamo stampato la Carta dei Diritti Umani in un formato dieci per dieci centimetri, una tessera della grande opera, la società stessa.
La pagina di sinistra con gli articoli, la pagina di destra bianca, lo spazio di ognuna/o per proporre un’azione, uno spostamento nell’agito quotidiano. Non una nuova Carta di Intenzioni ma la nostra possibilità di renderla viva.
Arrivandoci attraverso la condivisione dell’idea che “ogni essere umano è un artista”, che l’arte relazionale propone la realizzazione di una scultura sociale partendo dalla consapevolezza che ognuna/o è autore di se stessa/o, facendoci carico del nostro valore e delle nostre responsabilità e per cambiare non bastano le parole, le dobbiamo vivere.
Attraverso la storia del “diritto” nei documenti che conosciamo, per capire che è una storia millenaria, emersa e sommersa innumerevoli volte senza mai riguardare tutta l’umanità, l’abolizione della schiavitù e la libertà di culto sono citate sul cilindro di Ciro il Grande, nel codice di Hamurabi si parla della tutela di donne bambini e schiavi, tutti insieme.
Le donne, quando non sono proprietà sono da tutelare, ma da chi? Da cosa? perché?
Nella carta dei Diritti Umani finalmente parliamo di tutti gli esseri umani.
Riflettendo sulle ragioni della nascita del 25 Novembre, sulla riconosciuta come tale, violenza sulle donne.
Sulla necessità della crescita e dello sviluppo di un lavoro legislativo, normativo, di tutela, sensibilizzazione, protezione e accompagnamento alla normalità, niente di tutto ciт è mai esistito prima.
Sull’importanza di costruire altro, anche altre parole, non contro, non combattere, fuori da ogni dualismo conflittuale.
Pensando a tutte le donne, tutti gli uomini e tutti i bambini, i tanti bambini coinvolti in un quotidiano di violenza.
A questo abbiamo lavorato. Non sempre è stata immediata l’adesione, ma solo fino al momento in cui capiamo che, anche se non nel nostro vissuto, ciò ci riguarda direttamente, abbiamo la responsabilità di affrancare la libertà che abbiamo trovato, di farla crescere e condividere con tutti gli esseri umani, e ci riguarda ancor più se siamo nella posizione di poterci esprimere e costruire.
Perché la violenza cessi nella società, deve finire l’idea che sia possibile.
La Carta dei Diritti Umani non è certo Universale e nemmeno completa, ma è comunque un documento straordinario.
“L’umanità stessa è convocata come fonte della legittimità di questi diritti. È ciò che l’essere umano chiede all’essere umano”
Non lasciamola lettera morta, non lasciamole solo intenzioni.
Tutta l’opera è stata documentata fotograficamente da Francesca Colombi, artista.
Per il 25 Novembre , dalle 9 alle 18, è prevista una restituzione pubblica, i ragazzi e le ragazze porteranno il loro contributo che darà forma ad una installazione, segno tangibile di ciò che è accaduto, di ciò che si è avviato.
Saranno presenti Roberta Moreli, Assessora scuola e pari opportunità e la dottoressa Carla Maria Scorza delle Pari Opportunità.
Le suole che hanno preso parte all’opera:
Liceo Leonardo prof Vanda Sabatino
Liceo Gambara prof Francesca Calo’
Liceo Golgi, Breno prof Cristina Cherchi
Istituto Capirola prof Olivia Bottesini
Scuola primaria Mameli maestra Giancarla Laffranchi
Scuola primaria Marconi maestra Annamaria Ancona
Scuola secondaria Lana prof Eleonora Costa e Mario de Carolis
LABA docente Virgilio Fidanza
Hdemia Santa Giulia docente Paolo Sacchini
Classe richiedenti asilo di Ramona Parenzan
“La *rivoluzione siamo noi”
Rivoluzione= moto= spostamento= cambiamento
Patrizia Fratus con la compagna di viaggio Laura Bergami